Pensioni 2026: in Bilico Quota 103 e Stop all'Opzione Donna?
Il 2026 si avvicina con incognite che potrebbero rivoluzionare il panorama pensionistico italiano. Tra la possibile revisione della Quota 103 e l’eventuale sospensione definitiva dell’Opzione Donna, le prospettive si fanno più complesse. Dati INPS in calo e nuove normative stringenti richiedono attenzione e strategie mirate. Entro luglio, l’Istat fornirà il dato ufficiale sulla speranza di vita, fondamentale per definire i futuri parametri pensionistici. Resta da capire come queste novità plasmeranno il nostro domani.

Il 2026 si aprirà con importanti novità pensionistiche: da un lato la possibile revisione della Quota 103, introdotta nel 2023, dall’altro l’ipotesi di stop definitivo per l’“Opzione Donna”. Norme più stringenti e dati INPS in calo spingono a riflessioni rilevanti in vista del nuovo anno.
Entro luglio l’Istat fornirà il dato ufficiale sulla speranza di vita, base per l’eventuale adeguamento dell’età pensionabile. Già si prevede un incremento di tre mesi dal 2027, con 67 anni e 3 mesi per la pensione di vecchiaia e 43 anni e 1 mese di contributi per l’anticipata maschile (42 anni e 1 mese per le donne), salvo il congelamento da parte del Parlamento.
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Sul fronte della pensione anticipata, la permanenza di Quota 103 - che consente uscita a 62 anni con 41 anni di contributi - è incerta. Il sottosegretario Durigon propone un’alternativa: uscita a 64 anni e almeno 25 anni di contributi (con vincolo di assegno pari a tre volte l’assegno sociale), estendibile fino a 64 anni e 30 anni di contributi entro il 2030. In più, la Lega punta a rendere la misura accessibile a chi ha iniziato a lavorare prima del 1996.
Analogamente, ventesimi spuntati per l’Opzione Donna. L’incentivo per le lavoratrici con 35 anni di contributi e 60-61 anni d’età sta perdendo adesioni: nei primi tre mesi del 2025 Inps ha erogato 592 pensioni di questo tipo, rispetto alle oltre 3.500 del 2024. Da qui l’ipotesi concreta di un blocco definitivo.
I dati Inps sui primi tre mesi del 2025 confermano una tendenza: le pensioni anticipate si sono ridotte a circa 54.000, con assegno medio di 2.065 euro (-23 % rispetto allo stesso periodo del 2024). Le pensioni di vecchiaia (56.271) valgono in media 1.144 euro, mentre quelle di invalidità o superstiti pesano complessivamente.
È cresciuto inoltre il gender gap nei trattamenti: la media maschile passa da 1.457 a 1.486 euro, quella femminile scende da 1.033 a 1.011 euro. Nel primo trimestre 2025 l’assegno medio femminile risulta inferiore del 32 % rispetto a quello maschile (-29 % nel 2024), riflettendo carriere più frammentate e retribuzioni inferiori.
Il 2026 si profila come un anno cruciale per le pensioni, con l’allarme su Quota 103 e il pressante stop per l’“Opzione Donna”. Resta da vedere se il Parlamento deciderà ulteriori modifiche o blocchi alle misure previste.